Quella che segue è una e-mail che ho inviato il 2 aprile scorso alla segreteria del Ministro del Lavoro, riguardante una tematica di sicuro interesse Nazionale.
Se può essere argomento di qualche battaglia che in futuro i Circoli intendano affrontare, vi invierò anche l’eventuale risposta che dubito giungerà.
«Sono quella che la società definisce una “ragazza” madre nonostante sia nata nel 1961. Ho appena ricevuto il responso nefasto riguardo alla mia partecipazione ad una chiamata per un posto di lavoro a tempo determinato per sei mesi presso un comune.
Trovandomi in quarantaquattresima posizione desidero esporle il mio caso per capire non solo se c’è una qualche forma di giustizia nelle regole che disciplinano la formazione delle graduatorie, ma anche se l’Italia sia veramente una Repubblica fondata sul lavoro e sul diritto ad esso.
Dal mio caso si potrebbe dedurre che chi lavora in nero o si ingegna a fornire dichiarazioni mendaci abbia più diritto a conquistare un buon posto.
Mi spiego. Sono costretta a convivere con mia madre, pensionata, per mancanza di mezzi che mi consentano di pagarmi un affitto, l’ultimo mio contratto presso una ASL è scaduto nell’agosto del 2005, è quindi un anno e mezzo che sono disoccupata, ho un figlio di 16 anni.
La casa in cui abitiamo è di proprietà, lasciata da mio papà deceduto alcuni anni fa e mia mamma possiede due monolocali in Toscana ereditati dalla nonna.
Parrebbe quindi che io sia ricca, ma così ricca da non avere diritto a lavorare.
Il nostro ISEE è di Euro 20.404,07 in quanto la mamma percependo la pensione ridotta di papà e una sua minima, più un piccolo affitto, il tutto regolarmente denunciato, ottiene questo risultato nonostante sia convivente con una figlia disoccupata con minore a carico.
Ora le domando, in quali condizioni bisogna vertere per avere il diritto al lavoro?
Forse vivere sotto un ponte e andare a raccogliere quello che cade dai banchetti al mercato per mangiare?
Sono anche iscritta alle liste speciali per invalidi, ma non parliamo di quelle, dove sono arrivata anche 59ma….
Inizio a dubitare che si sia consci delle condizioni in cui si trovano i cittadini italiani che hanno sempre pagato regolarmente le tasse.
Per non considerare il fatto che sembrerebbe sconsigliato mettere al mondo un figlio fiduciosi di poter, col lavoro, farlo diventare grande.
La legge sull’aborto forse è nata proprio per ovviare a questi problemi?
Per non polemizzare Le evito invece i riferimenti specifici agli ex-terroristi o militanti vari che trovano occupazione presso enti vari. Lei mi capisce…
Desidero informarla anche, di aver scritto, prima che a lei, all’Ufficio Provinciale del Lavoro dal quale attendo risposta e che in un immediato futuro rivolgerò le stesse domande al Presidente della Repubblica rivolgendomi infine alla stampa, ritenendo di aver rispettato la scala gerarchica».
Paola