“Le elezioni sembrano ormai incombere, signora Brambilla. Lei è già al lavoro?
«Vediamo. Io me lo auguro di cuore. Al paese serve un governo coi pieni poteri. Per affrontare la montagna di problemi, dai rifiuti della Campania in su, che questa maggioranza ha creato in meno di due anni. E per mettere in campo strategie per affrontare la recessione economica che, partita dagli Stati Uniti, ormai incombe pesantemente sull’Europa».
Strategie anche politiche, come le «grandi intese» che si ipotizzano per fare le riforme istituzionali?
«Sicuramente Veltroni è l’interlocutore principale, il migliore, ma bisogna poi vedere in quanti sono d’accordo con lui. In ogni caso, io credo che il centrodestra debba dare dei segnali chiari di un netto cambiamento nei modi di fare politica. Perché grandi pezzi di società hanno mostrato chiaramente di non credere più a questo sistema». Già. Lei che idee ha in proposito?
«Dobbiamo mettere subito dei paletti che certifichino la volontà di dare un taglio col passato. In concreto: è importante presentare ai cittadini un programma fatto di proposte concrete e dettagliate, per riformare le istituzioni, la pubblica amministrazione, l’apparato politico arrivato ormai al capolinea».
Un programma non è un gran novità. Berlusconi aveva firmato da Vespa il contratto con gli italiani.
«Questa volta dovranno firmare tutti quelli che aderiranno alla Casa delle Libertà».
Casa delle Libertà o Partito delle libertà?
«Vedremo. Non è ancora deciso. L’importate è che quelli d’accordo sottoscrivano. Da Vespa o altrove. E non basta ancora».
Che altro?
«E’ indispensabile inarcare la differenza col passato, e la campagna elettorale io la immagino come una sorta di “primarie sul programma”, che prima del voto dovrà essere pronto per diventare operativo».
E cioè?
«I cittadini devono poter dire la loro sulle cose che il governo deve fare. La politica fiscale, la sicurezza, per esempio. O la sanità. Noi sulla sicurezza li abbiamo già consultati coi gazebo. Sulla sanità, dalle migliaia di telefonate che ci arrivano, la politica dovrà starne fuori. E fuori anche dagli enti».
I circoli scriveranno il programma della Cdl?
«Per carità. Non abbiamo certo questa ambizione. Però siamo al lavoro da un bel po’ di tempo e porteremo le nostre proposte al presidente Berlusconi».”
La Stampa, 04/02/08